lunedì 7 agosto 2017

Che i cadaveri si abbronzino: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it






http://thrillernord.it/che-i-cadaveri-si-abbronzino/


Autore: Jean-Patrick Manchette e Jean-Pierre Bastid
Traduzione: Roberto Marro
Editore: Edizioni del Capricorno
Pagine: 192
Genere: Noir
Anno di Pubblicazione: 2017


Un piccolo villaggio sperduto spazzato dal sole a picco, nel profondo Sud della Francia. Luce, l’eccentrica proprietaria del villaggio, cinquantenne pittrice anarcoide, alcolizzata, ricchissima, ci passa le vacanze coltivando con cura il proprio rimpianto per la giovinezza perduta. Per allontanare i turbamenti dell’anima (e della mezza età), ospita liberamente amici, amici degli amici, nuovi e vecchi amanti e tutti coloro che si presentano nel villaggio. Senza fare troppe domande. Neppure quando, a 10 chilometri da lì, 250 chili d’oro scompaiono durante un sanguinoso assalto a un furgone portavalori. Sì, certo, i nuovi arrivati non hanno proprio nulla di convenzionale, ma che importa? E quando un’ignara coppia di gendarmi sale fino al villaggio, tutta la sua gioiosa e bizzarra popolazione si ritrova coinvolta in un’orgia di violenza, alla fine della quale non resterà che contare i cadaveri.

Mi aspettavo dei numeri che separassero i capitoli, ma andavo avanti nella lettura e questi non arrivavano, poi mi son dimenticata dei numeri e dei capitoli perché la storia mi ha assorbita del tutto.
All’inizio, nel film mentale che il lettore si fa mentre legge, si possono vedere dei personaggi che arrivano in un villaggio a sud della Francia, dove il sole attacca in modo impietoso la terra che si spacca per la siccità, e nel quale Luce, una pittrice annoiata, alcolizzata e allucinata ospita, nelle proprietà che aveva acquistato, amici, ex amanti, amici di amici per cercare di rimanere sempre giovane e ricordare i vecchi tempi.
Tra questi amici di amici ce ne sono tre che non hanno in mente un semplice soggiorno per sballarsi e divertirsi, ma hanno un piano preciso per fare una rapina ad un portavalori a pochi chilometri dal villaggio. Tra i malviventi c’è anche una conoscenza di Luce.
É incredibile come dalla rapina in poi, il lettore sia catturato dagli eventi che non lasciano respirare. Ad un certo punto la morte diventa protagonista, e viene accompagnata da un filo di suspense che basta a tenere incollati gli occhi sulle righe delle pagine.
Mentre le ore passano e la scia di sangue che i rapinatori lasciano sembra aumentare, chi legge crede che il romanzo possa concludersi in un certo modo, pensando che non sia giusto, ma traendo un sospiro di sollievo perché la morte si è presa una pausa, e invece…
Naturalmente dovete leggere il libro per sapere cosa succede e come va a finire; a me non resta che fare i complimenti ai due autori per come hanno scritto il loro romanzo di esordio.


Jean-Patrick Manchette (Marsiglia 1942 – Parigi 1995), scrittore, critico letterario, jazzista, è stato il più importante autore del noir contemporaneo francese. Con una dozzina di romanzi, scritti tra il 1971 e il 1981, ha ridefinito per sempre il concetto stesso di genere letterario. I suoi testi sono spesso violenti, duri, costruiti intorno a uno stile diretto ma raffinato, scandito da un ritmo implacabile, inconfondibile, di chiara ispirazione jazzistica. I suoi romanzi sono stati tradotti in Italia da Einaudi: Posizione di tiro (1998, 2004 e 2015), Nada (2000), Piccolo blues (2002), Un mucchio di cadaveri (2003), Piovono morti (2004), Pazza da uccidere (2005), Il caso N’Gustro (2006), Fatale (1998, 2007), Principessa di sangue (2007).
Jean-Pierre Bastid (Montreuil, 1937) è scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico. È stato assistente di Jean Cocteau per Il testamento di Orfeo e ha all’attivo numerosi lungometraggi e cortometraggi per il cinema e la televisione, oltre a una cinquantina di romanzi pubblicati.



Recensione scritta per www.thrillernord.it

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