venerdì 30 gennaio 2015

I vizi capitali nelle letture: Lussuria

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Il vizio della lussuria, quello più bramato e tanto nascosto perché fa troppo peccato.
Quello che non si fa vedere davanti agli altri, ma che dietro, in forma privata, si scatena in tutte le salse.
Quello che porta anche depravazione e vizi vergognosi perché possono sconfinare dell’indecenza.
E’ il peccato, secondo la religione cattolica, che rimanda a varie sfrenatezze. 
Se non bastavano immagini nei giornaletti di bassa lega che si trovano nelle edicole, se non ci si accontenta dei ventimila programmi che non rispettano il buon costume, allora si possono sommare anche i libri che ultimamente son presenti tra gli scaffali delle librerie e da alcuni dei quali vengono fuori anche dei film!
Tempo fa c’erano dei libri, scritti amorevolmente, che rientravano nella categoria erotica, ma che in pochi filavano.
Forse troppo di nicchia (eppure son dei classici!), troppo complicato per persone che leggono libri pornografici nascosti da romanticismi pubblicitari o mascherati da modernismi eccitanti, e di cui vanno anche fieri!
Per l’editoria, che arranca ancora nella crisi, vige il motto “Basta che comprano libri”, ma in tutto ciò si perde la poesia dell’erotismo (Insieme dei modi in cui si manifesta la sessualità umana. Definizione presa dal Dizionario della Lingua Italiana, Sabatini Coletti). 
Poi se più andiamo avanti con gli anni e meno fantasie hanno le persone, tanto da farsi suggerire cosa fare da scrittrici moderne frustrate o scrittrici moderne che vogliono conquistare le masse con scritti poco curati credendo di essere le nuove Marchese de Sade, allora questo è un altro discorso!
D’altro canto qualcuno penserà, “Basta che si legge qualcosa”, si ma quel qualcosa dev’essere scelto anche con cura e non a caso o comunque non deve seguire il marketing o le scelte della massa.
Ma fino a poco tempo fa, dove cavolo erano tutti questi lettori erotici?Eh?
Forse si nascondevano per non far vedere i loro gusti sacrileghi, com’erano definiti gli stessi scrittori? Ed ora dove son finiti gli stessi bigotti che si scandalizzavano, magari, per una pubblicità meno pudica? Ora son finiti al cinema a guardare Mr. Gray!
Non c’erano assolutamente così tanti lettori, soprattutto allo scoperto, per un personaggio padrone protagonista di molti romanzi erotici degli anni addietro!
E non capisco come possano esserci ora visto che la maggior parte delle femmine aggredisce verbalmente un uomo (molti uomini non meritano trattamenti del genere) solo per averla fissata troppo a lungo (naturalmente se a lei non piace) accusandolo di violenza solo per uno sguardo (non vi sto qui a dire i fatti miei, ma sappiate che posso parlare in merito a questo argomento. Tanto per zittire chi penserà “Che ne sa lei”).
Comunque tornando al discorso libri, ci son dei classici, oltre alle sfumature e ai romanzi paranormal romance che tendono al soft (e nemmeno tanto soft) porno, che, forse, la maggior parte delle persone non ha mai sentito.
Giusto per puntare su di loro le luci della ribalta, io li ricordo in questo articolo.
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Il macellaio di Alina Reyes diventato il baluardo della letteratura erotica mondiale.
“E il macellaio che mi parlava di sesso per tutto il giorno era fatto della stessa carne, ma calda, e di volta in volta molle e dura; il macellaio aveva i suoi pezzi di prima e di seconda scelta, esigenti, avidi di bruciare la loro vita, di trasformarsi in polpa”. Un macellaio seduce una giovane studentessa, trascinandola in una morbosa e febbrile avventura erotica. La celebrazione della carne e dei sensi.

L’amante di Lady Chatterly di D. H. Lawrence, un romanzo che ha fatto scandalo.
La storia del travolgente amore tra Lady Chatterley e il suo guardiacaccia, la vittoria degli istinti naturali sulle convenzioni e le ipocrisie della società nel romanzo più famoso dello scrittore inglese che fu per anni al centro di violente polemiche.
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Histoire d’O scritto dall’autrice francese Dominique Aury sotto lo pseudonimo di Pauline Réage (svelò solo dopo 40 anni di esser stata lei a scrivere il romanzo erotico).
O per amore del suo René accetta di andare al Castello di Roissy dove sarà sottoposta alla mercé di altri uomini, dove sarà sottomessa e dominata per diventare una perfetta schiava e dove troverà la felicità sperimentando ogni tipo di pratiche erotiche.

Le età di Lulù di Almudena Grandes.
Per Lulù, protagonista di questa opera prima, l’erotismo ha i caratteri di un’ossessione, di una condanna da scontare, di un richiamo che la spinge a sperimentare le estreme, più offensive forme di trasgressione: conseguenza paradossale di una prima, violenta e tenera esperienza avuta a quindici anni con Pablo, amico di famiglia di dodici anni più vecchio di lei, e del rapporto che i due hanno coltivato nella lontananza e nel desiderio fino a ritrovarsi e a sposarsi. Ma è un rapporto fondato sulla pratica del libertinaggio. La prossima età di Lulù sarà quella della fuga da Pablo e del tentativo di costruire un’esistenza autonoma: rimane però, irresistibile, l’attrazione per la sessualità più torbida e sfrenata, incarnata nella intensa figura di Ely.
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Justine ovvero le disgrazie della virtù del Conte Donatien Alphonse François de Sade, conosciuto come Marchese de Sade. Filosofo, scrittore, poeta, politico rivoluzionario francese, difensore del libertinismo estremo. Da lui ha origine il termine sadismo, le cui pratiche venivano riportate nei suoi romanzi.
Specchio di virtù e di devozione religiosa, Justine racconta alla sorella Juliette, dopo una lunga separazione, le proprie disavventure. La narrazione si trasforma in un vertiginoso viaggio tra frati licenziosi, impenitenti falsari, losche mezzane, aristocratici viziosi: un percorso iniziatico attraverso l’esperienza del libertinaggio, che si snoda circolarmente in discorsi, classificazioni ed enumerazioni. Pubblicato anonimo nel 1791 e subito dichiarato fuorilegge, Justine fu sottratto all’oblio cui lo destinava l”‘inferno” della Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni Trenta e consegnato alla tradizione letteraria del Novecento.

Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere di Cleland John.
Questo romanzo risale alla metà del Settecento e per la sua indecente trama è considerato un romanzo pornografico.
Fanny è un incantevole, spontaneo, allegro e positivo personaggio femminile. Alla sua esplicita e incondizionata celebrazione delle gioie del sesso e della sessualità, resta estranea la vena dissacrante, perversa e distruttiva della tradizione francese libertina che sarebbe culminata alla fine del secolo nei romanzi del Marchese de Sade. Soprattutto il suo personaggio contrasta con il mito della “Pamela” di Richardson; donna che acquisisce felicità e rispettabilità sottraendosi al desiderio maschile e celebra il rito della donna passionale.

Questi sono alcuni dei tanti classici del genere considerato erotico riguardo i quali io ho riportato il titolo e la trama, che per le epoche in cui sono stati scritti, hanno dato scandalo e per certi versi continuano ancora a dare scandalo per le pratiche lussuriose che i protagonisti adorano.
Perseguitati fino alla fine.
Oggi invece basta pubblicizzare con un trailer azzeccato, un Mr. Gray qualunque per uscire allo scoperto, non tanto con le immagini che le lettrici han creato nella testa mentre leggevano il libro (immagino come son rimaste contente soprattutto se son bigotte nella vita pubblica) che non dovrebbero esser riproposte nel film (bloccano a quanto pare delle scene riportate nel libro e scelgono di far vedere scene soft) ma per i video che cantanti come Dakota Johnson prendono come esempi. Per la serie ora va di moda il sado? Sfruttiamolo e appendiamoci tipo salami impacchettati con corde!
Questo non è libertinaggio o essere libertini come lo erano il Marchese de Sade o altri personaggi (soprattutto francesi), ma seguire le mode imposte che comandano di andare dietro a certi modelli anche sessuali.
Le masse son masochiste, già lo sapevamo.
E…De gustibus non est disputandum.
Ho scelto le immagini di Milo Manara per l’articolo, perché è il fumettista erotico per eccellenza.


Articolo scritto per iltempolastoria.it

http://www.iltempolastoria.it/rubriche/libri-in-viaggio/i-vizi-capitali-nelle-letture-lussuria/

venerdì 23 gennaio 2015

Montagna scuola di vita: Gianni Franchi racconta

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La montagna devi leggerla, non solo con le cartine, devi leggerla con gli occhi, con la mente.
Devi osservare le sue forme e ragionare sui percorsi da prendere per camminare sui suoi sentieri.
Gianni Franchi

Fare l’accompagnatore di media montagna è uno stile di vita, è pura passione e dedizione nei confronti della natura selvaggia.
L’accompagnatore è una sicurezza, è una persona di fiducia che ti accompagna tra le bellezze naturali montane.
Ho incontrato ed intervistato l’accompagnatore di media montagna Gianni Franchi per capire come vivere le meraviglie montane che la natura ci offre.


Com’è nata in te la passione per la montagna?
Io abitavo in un paesino montano alle pendici della Montagna dei Fiori, avevo mio padre che era un cacciatore e quindi come cacciatore gli piaceva visitare posti più dispersi ed io da piccolo ho iniziato ad andare con lui. Avevo sei anni e mi svegliavo come mio padre alle 2:00 alle 3:00, contro il volere dello stesso genitore che insisteva affinchè io rimanessi a letto a dormire. Io per timore che mi lasciasse a casa, scendevo sotto e lo aspettavo vicino alla porta.
Da lì iniziai ad andare in escursione con lui. All’età di 14 anni, quando facevo le medie, all’epoca non c’era tanta gente che frequentava la montagna quindi era difficile andare insieme a qualcuno, io spronavo il mio amico di scuola per andare a fare un giro e così facevamo le prime escursioni. Poi, piano piano, ho fatto il primo corso di arrampicata, poi quello di arrampicata invernale è sempre stata un’evoluzione dall’escursione ad andare avanti. Anche il lavoro da accompagnatore è arrivato in modo naturale. Tutto è spinto dalla passione perché altrimenti non si fa, visto che, questo mestiere, comporta anche dei sacrifici, delle rinunce. A vent’anni dovevi rinunciare ac uscire il sabato sera perché la domenica ci si svegliava presto oppure non potevi spendere dei soldi per qualsiasi frivolezza possa passare per la testa di un ventenne e risparmiavi per comprare il materiale che ti serviva per l’escursione.
Così ho iniziato la mia avventura di accompagnatore. Rimane la passione di andare sempre ad esplorare nuovi posti, infatti ciò che ti spinge ad andare in montagna è anche questo, andare a vedere sempre posti nuovi.
Ad esempio sul Gran Sasso ci sono tanti posti, ma io ne cerco sempre di nuovi, anche perché nel territorio del Gran Sasso e dei Monti della Laga conosco quasi tutti i posti. Vado in giro per l’Abruzzo, nel Velino Sirente, nella Majella, sconfino nei Sibillini, sono andato anche in Val d’Aosta, sulle Dolomiti, a me piace girare soprattutto per conoscere altri luoghi.
Son tanti i posti da visitare in Abruzzo ed in Italia, in generale, ci son tante montagne bellissime.
L’importante è stare con la natura e vedere cose nuove.
La curiosità mi guida.

La montagna è una scuola di vita?
Si perché insegna il rispetto per la natura, insegna il sacrificio. Poi dipende dalle persone. Ti insegna a non mollare mai.
Ti insegna l’educazione, la semplicità nelle cose che, oggi come oggi, nella vita di tutti i giorni è un po’ scomparsa.
La persona si mette a nudo specialmente nei momenti di difficoltà. La stessa persona in città non si comporta alla stesso modo, non si mette a nudo come in montagna. Fuoriesce la sensibilità, la reazione alla difficoltà in modo aggressivo o in modo tranquillo.
Proprio in questi casi l’accompagnatore deve avere tanta pazienza, rassicurando la persona che ha reagito in modo esasperato di fronte alla difficoltà e può succedere di vedere queste reazioni.
Parlando tranquillamente si cerca di far ragionare la persona per portarla al di là dell’ostacolo.
Naturalmente devi essere tu calmo per trasmettere la calma, come devi avere passione per trasmetterla agli altri.
Questa pazienza viene usata anche nel soccorso, di cui faccio parte, devi calcolare il pericolo che vai ad affrontare e quindi non mettere a rischio la vita degli stessi operatori del soccorso, devi rimanere molto calmo, lucido e non farti prendere dalle emozioni che potrebbe trasmetterti la persona che è in pericolo, proprio per trovare una soluzione migliore.
Il soccorso poi capita di giorno di notte, e non si usa sempre l’elicottero, soprattutto quando il tempo non è buono o quando ci sono delle condizioni adatte al volo o di notte, quindi si deve affrontare il soccorso a piedi e ,per fare un esempio, riscendere con la barella dal Corno Piccolo, oltre ad essere un intervento lungo e faticoso, è decisamente impegnativo.
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La montagna è diventata una moda?
Penso che si vada alla ricerca di un’attrezzatura adeguata. Naturalmente le aziende ne hanno fatto un commercio. Una volta si andava in montagna con gli anfibi militari, pantaloni di velluto, camice rubate al padre, e un k-way. Si saliva anche con quell’abbigliamento, ma era più la voglia che ti spingeva ad andare anche perché quando sei un adolescente non hai tanti soldi da spendere.
L’attrezzatura buona è fondamentale, naturalmente per un livello di sicurezza maggiore. Poi ognuno deve avere l’attrezzatura adeguata per il livello di attività che vuole seguire.
Ad esempio se vuoi partecipare a semplici camminate è inutile che compri una giacca da spedizione, quando basta la giacca da escursionismo.
Poi come per tutte le cose c’è il marketing che arriva ovunque.
Certo è che ormai molte più persone si interessano alla montagna e rispetto a prima e se prima le aziende non pensavano a grandi produzioni di materiali e di abbigliamento, ora aumentano le loro proposte.
Cosa fondamentale le scarpe da trekking, non da tennis!

La montagna è una forma di unione?
La montagna è aggregazione, ma c’è chi la vive anche in maniera solitaria infatti la storia dell’alpinismo ci racconta che molte persone hanno scalato in solitaria.
La montagna secondo il mio modesto parere, non va vissuta da sola, io consiglio sempre anche per una semplice camminata di andare in due, almeno. La montagna è aggregazione per riscoprire i valori naturali che si sono persi a causa delle città. Farebbe bene ai bambini che hanno perso le capacità di muoversi nella natura perché in questo caso la montagna ristabilirebbe il rapporto con la stessa e il rispetto nei suoi confronti.
La montagna offre buon cibo, esercizio fisico che rompe la vita sedentaria di tutti i giorni, portando benefici non indifferenti.
La montagna è stata il mio parco giochi, quando ero piccolo, soprattutto quando nevicava.
E’ una buona palestra di vita.
Attualmente si cerca di sviluppare il turismo e si fa marketing sempre, però, nel rispetto dell’ambiente e dei posti.
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La montagna è cultura?
Certo, ti può insegnare tante cose.
Come storia dell’alpinismo, dell’escursionismo, per le varie culture che si sono avvicendate in montagna.
La mia passione per la montagna è nata grazie a mio padre che era un cacciatore, come ho già detto, ma i cacciatori sono state le prime guide perché conoscevano bene i sentieri, erano esperti e portavano i signori a fare scalate.
Le nostre montagne raccontano anche la storia dei briganti.
Per certi sentieri c’erano delle carbonaie, soprattutto nei Monti Gemelli, dove si faceva legna e carbone che si andava a vendere a valle.
Anche la pastorizia ha dato il suo contributo alla cultura, alla tradizione.
L’artigianato è cultura.
Ogni posto che si va a visitare, ogni sentiero ha una storia dietro, infatti io quando vado in escursione cerco di raccontare degli avvenimenti o degli aneddoti di quel posto.
La montagna stessa comunque è in continuo cambiamento, a seconda delle stagioni o per il tipo di roccia, quindi si aggiorna, diciamo che va al passo con i tempi.
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Come ci si avvicina alla montagna?
In maniera graduale. Io consiglio sempre di farlo con una figura del settore che accompagna per mestiere, qualcuno che sa come far entrare una pesona nell’ambiente, non forzatamente.
Chi non è mai andato in montagna non deve fare per forza l’impresa in un giorno, deve conoscere prima il territorio, le bellezze dellambiente montano, deve capire che può godere delle meraviglie dei fiori, dell’acqua, delle piante.
Io, ad esempio, l’ho vissuta dalla semplice passeggiata che facevo sotto casa all’iniziare a leggere la carta che poteva portarmi più lontano.
Il non arrivare in vetta la prima volta non dev’essere presa come sconfitta.
Si devono tener presente molti fattori, tra i quali anche le condizioni meteo. E’ meglio tornare indietro per tornare la domenica dopo, ad esempio, più che forzare per fare una cima non in sicurezza.
Se diventa una sfida non c’è più passione, significa volersi del male perché dei rischi che non puoi calcolare ci sono, ma se aggiungi anche il rischio calcolato per forzare l’ascesa allora non ti stai più godendo il momento.
L’importante è sapere dove si va e dove ci si trova, lo ripeto perché molti non badano a queste cose che sono importanti, basilari.
Devi avere qualità fisiche, conoscenze, si deve studiare il percorso prima di farlo, devi avere esperienza se vuoi fare un sentiero da solo. Altrimenti devi affidarti all’accompagnatore che può anche insegnarti qualcosa.
I professionisti della montagna sono le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna.
Se ad una persona piace andare in giro per luoghi montani deve scegliersi un buon maestro per iniziare. Si deve diffidare da chi dice di essere un accompagnatore e poi non lo è.
L’accompagnatore ha una formazione e ti porta per gradi a camminare per sentieri montani.
Inoltre non bisogna andare in montagna con la sicurezza di avere il telefono, nel caso in cui possa succedere qualcosa, perché se non c’è segnale, il cellulare non prende e non può aiutarti.
Posso ancora ricordare, da accompagnatore di media montagna, che non ci si può avventurare, si deve avere una certa elasticità perché se in programma si voleva fare, ad esempio, una certa escursione, ma le condizioni meteo son cambiate al punto da non poter più farla, si deve modificare itinerario o, lo stesso itinerario, si posticipa aspettando condizioni meteo migliori.
Se ci si avventura incuranti di tutto, si mette a rischio anche il soccorso alpino visto che anche loro sono uomini.
Può succedere anche ad un esperto di aver bisogno del soccorso alpino, lo ricordo sempre.
Ricordo che le attività correlate ad un accompagnatore escursionistico, come me, possono essere anche didattiche da organizzare con le scuole, per educare anche i ragazzi a fare delle attività montane. La mia attività di accompagnamento comprende inoltre, la classica escursione, l’Orienteering (o sport dei boschi consiste nell’effettuare un percorso predefinito caratterizzato da punti di controllo, con la bussola e con una cartina), il TeamBuilding (attività formative di gruppo) e il Nordic Walking. Lo scorso anno organizzai sul Gran Sasso un trekking con i muli, decisamente bello, insieme ad una cooperativa umbra. Ci si fermava con tende e sacchi a pelo, in modo selvaggio come si faceva un tempo anche perché il nostro paesaggio è decisamente selvaggio.

Quest’intervista vuole trasmettere una visione di montagna, per far capire semplicemente cosa significa andare per luoghi montani, come vivere la montagna e per far conoscere l’accompagnatore di media montagna Gianni Franchi che organizza programmi per escursioni sia semplici che impegnative che potranno essere visualizzate sul sito (pronto da febbraio) www.trekkinguide.it e che ringrazio tantissimo per aver speso del tempo a rispondere alle mie domande.



Articolo scritto per www.iltempolastoria.it

http://www.iltempolastoria.it/rubriche/libri-in-viaggio/montagna-scuola-di-vita-gianni-franchi-racconta/

giovedì 15 gennaio 2015

L’editoria sposta i riflettori sui militari. Leggere diventa una guerra

CHRIS DAVID
1 gennaio giorno X per l’uscita al cinema del film: American Sniper. 
Molti, moltissimi aspettavano con impazienza questo film.
Quasi che aspettavano il capodanno solo per riempire le sale dei cinema sparsi per paesi e città.
La storia di Chris Kyle, il cecchino, o meglio il tiratore scelto, più letale della storia degli Stati Uniti d’America era già uscita in versione cartacea, ma solo poco tempo prima della versione cinematografica.
In tempi di crisi di lettura, figuriamoci se le persone pensavano bene di leggere prima il libro e poi di guardare il film!
In pochi lo hanno letto.
Effettivamente il tempo dall’uscita cartacea e alla traslazione visiva è stato breve, quindi poteva mettere in difficoltà i lettori. 
Da tempo si trovavano versioni cartacee in tedesco, inglese, francese e spagnolo, ma in italiano ancora nulla.
Il marketing vuole una pubblicità sfrenata e quindi, oltre al trailer del film mandato ripetutamente in televisione e nei programmi di cinema, serviva anche la versione tradotta del libro.
Naturalmente Clint Eastwood è un bravo attore e un bravo regista (anche con i suoi flop), ma poteva spendere qualche manciata di minuti in più per spiegare meno velocemente la vita di Chris Kyle in famiglia e la vita di Bombarda un compagno dello stesso Chris.
Nel film, come nel libro, si capisce che ci sono più reazioni e, naturalmente, diverse che si creano nello stato d’animo dei militari.
Il fratello di Chris che è sconvolto da ciò che ha visto e non vede l’ora di lasciare quel posto per tornare a casa, sotto gli occhi sconvolti di Kyle; i militari che svolgono le loro mansioni anche se preferirebbero essere altrove (ma loro hanno scelto quella carriera) e Chris che diviene un tutt’uno con la sua arma e col luogo dimenticandosi quasi la sua vita privata.
Sembra un film propagandistico (sento i commenti negativi da qui di coloro che si sono esaltati nel vedere il film o nel leggere il libro o nel fare entrambe le cose)!Comunque è un film che non ha saputo trasmettere a coloro che adesso si esaltano per il tipo di arma, per il mirino, per le uccisioni, il messaggio che, forse, è nascosto (fin troppo bene) tra le scene che si susseguono nel film o tra le stesse pagine del libro.
Le reazioni dei militari bene o male si conoscono ormai, visto le voci fuoricampo che raccontano e filmano ciò che succede, cosa devono fare si può intuire, ma viverlo davvero è tutt’altra cosa.
Credo (non serve il dubbio in effetti, perché i fan ci sono già) che siano già nati dei seguaci di Chris solo per aver visto ciò che faceva o per come tirava indietro il grilletto mentre faceva fuoco su una persona definendola pura “poesia” (eh si, per alcuni è poesia!). 
Ho notato in molte persone che c’è un tifo da stadio nei suoi confronti ed inoltre ho notato che molti vorrebbero emularlo, non necessariamente diventando militari, ma andando ad esercitarsi in poligoni privati.
La prima scena comunque, quando deve decidere se uccidere o no un bimbo, la stessa che si vede nel trailer, non dovrebbe produrre questa grande esaltazione.
Si può dire “fa parte del gioco” il problema è che non è un gioco. Sei un tiratore scelto e devi tirare i proiettili addosso a persone non a sagome!
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Non capisco davvero tutta questa esaltazione!
In questo periodo difficile dove una parola può esser intesa come detta per razzismo o per vendetta, mandare in programmazione un film del genere può generare solo pensieri non dettati dalla ragione.
Ma sulla riga di American Sniper è uscito (in contemporanea o poco prima) nelle librerie anche Io sono un’arma del marine (dei corpi speciali FastCo = Fleet Antiterrorism Security Team Company) David Tell (pseudonimo del vero nome del marine).
Naturalmente il libro ha venduto tantissimo, infatti viene ristampato. Ora la moda porta a comprare e quindi a leggere questi libri.
Faranno un film anche con il libro scritto da David Tell? Forse però devono cambiare il titolo perché leggendo il titolo del libro mi viene in mente Io sono leggenda.
David è un killer e sente la classica scossa elettrica quando uccide la prima volta.
Ebbene sono curiosa e leggerò il libro che ha scritto il marine, il libro di Chris ce l’ho e sto andando avanti con la lettura (il film, invece, l’ho già visto), ma credo che ragionerò sulle parole scritte tra quelle pagine e non mi farò fuorviare da vari propagandismi o da esaltazioni inutili.


Articolo scritto per iltempolastoria.it

http://www.iltempolastoria.it/rubriche/libri-in-viaggio/leditoria-sposta-i-riflettori-sui-militari-leggere-diventa-una-guerra/

venerdì 9 gennaio 2015

La dignità prima di tutto!



Un simbolo del giornalismo francese, un simbolo della libera espressione colpito nel cuore del suo edificio a Parigi.
Ora ci si divide tra quelli che dicono “Hanno colpito la libertà di pensiero e di stampa” contro quelli che asseriscono che “Hanno colpito chi se l'è voluta perché offendeva una religione, una società, un'etnia, una specie, una cosa un granello di sabbia nel deserto...”.
Facile parlare se non si capisce cos'è la satira.
Poi perché parlare se non si è mai vista una vignetta fino ad ora (perché ci son persone che parlano senza conoscere il giornale Charlie Hebdo) o se non si capisce la satira?
Satira: Qualunque opera letteraria o artistica, vignetta, discorso, atto o atteggiamento ecc. che abbia intenti satirici nei confronti di persone, classi sociali, istituzioni. Canzonare, prendere in giro.
Ora mi chiedo come mai c'è tutto questo bigottismo dopo l'attentato e menefreghismo  e ignoranza prima.
Alcuni giornalisti inglesi che agitano il ditino davanti ai francesi dicendo che se la son cercata e quindi son stati stupidi a continuare.
Scusate cari giornalisti inglesi (non parlo di tutti meglio specificare, solo di quelli che hanno pensato bene di fare moralismi) ma volete esprimervi liberamente o a comando?
I giornali italiani si muovono a comando quindi possono stare al sicuro da attentati. La stampa (come la televisione) è super controllata si dice solo ciò che si può dire o quello che viene comandato di dire!
Se altri giornalisti sparsi per l'Europa o per il mondo vogliono seguire l'esempio dell'Italia allora consiglierei loro di non prendere stupide posizioni in difesa del bavaglio.
Quel giornale francese è satirico se non fa satira non scrive o disegna nient'altro (in  primo luogo) inoltre i suoi giornalisti non avevano paura di disegnare per canzonare o per mostrare la verità attraverso vignette.
Ho sentito spesso che la verità uccide, ed infatti uccide perché la maggior parte di coloro che dovrebbero divulgarla rimane nascosta tra le sottane del direttore generale che impone di scrivere o disegnare solo ciò che è consentito dai capi.
Se questo è giornalismo allora forse si dovrebbero rivedere i principi base del giornalismo.
Si dovrebbe rivedere (sempre che si conosca) l'art. 21 della Costituzione italiana che cita :

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.


La legge costituzionale in Italia è la più alta legge che c'è, ma rimane semi sconosciuta ai più che non conoscono nemmeno gli articoli del codice civile e penale.
Ah!Nelle pubblicazioni e negli spettacoli vietati perché contrari al buon costume, in Italia, dovrebbero finire tutti quei "giornali" scandalistici e quegli spettacoli degradanti che giornalmente si vedono tra gli scaffali delle edicole (i primi) e tra i canali televisivi (i secondi).
Non è la satira che offende, ma i gusti e tutte quelle oscenità che prendono le distanze dal buon costume e che sono entrate nelle case degli italiani che se ne compiacciono.
Prima di mettere bocca su fatti o persone che si esprimevano liberamente fatevi un esame di coscienza (sempre se l'avete o capite cosa vuol dire) riguardo il vostro modo di rimanere all'oscuro dei fatti e di deliziarvi con spettacolini o teatrini che non si vedevano nemmeno nel peggior Saloon del Far West, capito falsi perbenisti?
I giornalisti di Charlie Hebdo hanno una dignità...la vostra dov'è finita?




giovedì 8 gennaio 2015

Je suis Charlie!









Le dessin du caricaturiste Boligán


Nous ne DEVONS pas OUBLIER qu'il y a des gens qui NE VEULENT pas ces massacres!




lunedì 5 gennaio 2015

Recensionando: Ira Domini



L'ira del Signore si abbatte sui Milano dove l'ombra della peste non abbandona strade e vicoli.
I monatti erano affaccendati a bloccare porte e finestre di chi era stato contagiato, accompagnati dalle urla di coloro che erano all'interno.
In uno sfondo di malattia e morte il crimine non si ferma e il notaio criminale Niccolò Taverna si ritrova ad essere impegnato su due fronti.
Un abile balestriere uccide persone a caso nelle piazze, nelle strade, nessuno è al sicuro.
Le sue frecce sono precise e letali anche le guardie non sono al sicuro.
La paura circonda sempre di più le persone già provate dalle quarantene e dai contagi.
Niccolò e i suoi uomini, Rinaldo e Tadino, sono sulle tracce del famigerato balestriere, ma ogni volta quest'ultimo,  li precede lasciandoli a bocca asciutta. Nel frattempo un nuovo caso viene affidato a Niccolò. 
A nulla valgono le proteste, visto che i figli del nobile spagnolo Don Carlos De Alcante sono stati rapiti e questo caso prevede la massima attenzione.
In tutto questo trambusto la bella del notaio, Isabella Landolfi, viene messa in secondo piano.
Ma la donna non si fa accantonare così facilmente, anzi, lo segue nelle indagini dell'assassino della balestra.
Il pericolo di beccarsi una freccia è altissimo ed il rischio diventa quasi realtà, mentre Niccolò è impegnato in un'azione coraggiosa nel covo dei rapitori dei figli di Don Alcante, per proteggere l'arcivescovo Carlo Borromeo che aveva pensato di consegnarsi per uno scambio di prigionieri, lui per i figli del nobile. I rapitori invece, continuavano a mantenere i figli di Don Alcante e anche l'arcivescovo.
Durante la soluzione del caso dell'arciere, il notaio criminale riesce a smascherare un losco piano atto a coprire un'azione di contrabbando.
Grazie all'accortezza, al fine ingegno e alla determinazione Niccolò Taverna viene a capo, non senza intoppi e fatica, della situazione, riuscendo a risolvere due casi difficoltosi e delicati.

Non racconto più altrimenti svelo troppo. 
Il romanzo di Franco Forte s'ha da leggere. Vi porterà indietro nel tempo all'interno di contesti storici e luoghi reali, tra personaggi realmente esistiti e inventati.
L'epilogo del romanzo introduce una nuova indagine per il notaio criminale Niccolò Taverna, non ci resta che attendere.


Trama: 

1576, agosto, il caldo infuria ma Niccolò Taverna non può riposare e godersi la compagnia di Isabella Landolfi, bellissima, intelligente, indipendente. Anche questa volta deve fronteggiare due casi allo stesso tempo. Come se non bastasse la peste, infatti, un misterioso assassino armato di balestra va in giro a ridurre ulteriormente la popolazione di Milano. 
Le vittime sembrano scelte a caso, senza una logica, senza un movente. E arriva la notizia che dei banditi hanno sequestrato i figli di don Carlos de Alcante, ricchissimo nobile spagnolo, in rapporti con il governatore Guzman e la Corona.
Rapitori e ostaggi sono asserragliati in un magazzino di pietre e sabbia sulle rive del Naviglio Grande, obbligando le autorità cittadine a bloccare, dopo quasi due secoli dall'inizio dei lavori, il flusso dei materiali necessari alla Fabbrica del Duomo per la costruzione della cattedrale, fortemente voluta dall'arcivescovo Carlo Borromeo in persona.
Il capo dei banditi Lasser de Bourgignac, fa delle richieste assurde, è spietato, crudele e molto sicuro di sé. Anche troppo. E se ci fosse qualcosa di più di quanto appare?



Franco Forte cura le collane da edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Segretissimo, Urania) e scrive per la stessa casa editrice, tra i titoli pubblicati figurano: Gengis Khan - Il figlio del Cielo (2014), Il segno dell'untore (2012, con protagonista il notaio criminale Niccolò Taverna), Roma in fiamme (2011), I Bastioni del Coraggio (2010), Carthago (2009) e Operazione Copernico (2009). Ha lavorato per la televisione, come autore delle serie "Distretto di Polizia" e "RIS: Delitti imperfetti" e dei film "Gengis Khan" e "Giulio Cesare".


La sua scrittura è piacevole, le descrizioni fanno rivivere davvero i momenti del periodo storico, la suspense è abilmente inserita. Non vedo l'ora di leggere Il Segno dell'Untore e i Bastioni del Coraggio (mi piacciono questi due titoli), mentre attendo la nuova avventura di Niccolò Taverna.




Titolo: Ira Domini
Autore: Franco Forte
Editore: Mondadori
Prezzo: 16 euro


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